"OLIVE, ANCORA LEI" DI ELIZABETH STROUT: IL VECCHIO DONNONE TEME VECCHIAIA E SOLITUDINE


L'avevo già letto in lingua originale parecchio tempo fa, ora l'ho riletto in italiano e sono contentissima di poterne parlare.
È tornata Olive, ancora lei, ancora quel donnone che mi ha incantato tanti anni fa.
Il seguito inizia con quell'uomo che, alla fine del primo libro, sembrava aver fatto tornare a battere il cuore di Olive, dopo la perdita del primo marito Henry. Jack Kennison. L'inizio mi ha riportato a un altro libro, "Anime di notte", di Kent Haruf.
La vecchiaia può volgere verso due direzioni: può portare amarezza, rancori, erigere muri da cui spuntano spifferi di aria gelida, altro che fiori (!); oppure può portare un po' di dolcezza, la consapevolezza che la vita è breve, è un soffio, mettendo una pezza su tante ferite.
Olive e Jack si amano, ma soprattutto mettono insieme due solitudini.
Ancora una volta, non dirò nulla della trama in sé (Olive si risposa, Christopher anche, diventa papà… ma non voglio spoilerare… episodi preferiti? quasi tutti, alcuni decisamente spiazzanti, duri, difficili anche un po' da digerire… la narrativa della Strout si è fatta decisamente più complessa); ciò che mi piace sottolineare è l'evolversi del carattere di Olive.
Beh, anzitutto, fisicamente, è naturalmente peggiorata! Usa un bastone e pannoloni per l'incontinenza, è diventata lenta e guida con fatica l'auto.
Olive è triste, stanca, sola. Tutte le sue caratteristiche si acuiscono, ma non è la paura della morte a impensierirla, è soprattutto il terrore di rimanere sola, di sperimentare livelli di perdita ulteriori, perché questo significa forse invecchiare: continuare a perdere qualcosa e qualcuno. Incessantemente. ogni giorno.
A distanza di un decennio ho ritrovato la mia amica Olive ormai alla sua meta.
Sempre ammiro di lei l'autenticità e il suo rimanere costantemente fedele a se stessa.

Ancora una volta dò 10 a questo bellissimo seguito. La penna di Elizabeth Strout, precisa come un un bisturi nelle mani di un abile chirurgo, è precisa ed affilata, ancora con moltissimi e piacevolissimi rimandi al mondo della botanica e della natura. E ancora la struttura riprende la forma di un romanzo in racconti ("se lei fosse comparsa su ogni singola pagina avrei chiesto troppo al lettore… troppo ingombrante… e così l'ho diluita in mezzo ad altre storie…", ha dichiarato la Strout in un'intervista).
Complimenti all'editore che mette in aletta i riferimenti alla traduttrice, Susanna Basso: ha fatto un lavoro egregio e lo posso dire ad alta voce, avendo prima letto la fonte. È davvero giusto tributare gli onori necessari a chi fa un lavoro così fondamentale come quello del tradurre da una lingua all'altra, mantenendo vivo lo spirito originale. È così difficile… grazie ai traduttori.

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