Il TATA TRIS: 3 DOMANDE A UN EPIDEMIOLOGO SUL CORONAVIRUS

Quando vedrete questo logo comparire qui e là in "Sguazzabook", "Il tata tris", vuol dire che pongo 3 domande secche a esperti, scrittori… su libri, film e altri prodotti culturali oppure sull'attualità, come oggi.

Comincio "Il tata tris" con un fatto di cronaca che ci sta preoccupando moltissimo: la diffusione del Coronavirus.
Ho chiesto delle risposte chiare al mio caro amico Paolo Gulisano, medico epidemiologo lecchese, autore di un libro sulle malattie infettive e la loro diffusione.

1. Paolo, il Coronavirus inizia a far paura. Di cosa si tratta esattamente?
1. Con questo nome, Coronavirus, vengono chiamati una serie di virus noti per causare malattie che vanno dal comune raffreddore a malattie più gravi come la sindrome respiratoria mediorientale (MERS) e la sindrome respiratoria acuta grave (SARS). Il nome SARS evoca eventi drammatici accaduti nel 2003, quando questa sindrome provocò la morte di 775 persone nel mondo. Le notizie che vengono dalla Cina ci parlano di un nuovo tipo di Coronavirus, in grado di provocare delle forme di polmoniti anche molto gravi. La maggior parte dei casi segnalati in Cina aveva un legame epidemiologico ormai accertato con il mercato all'ingrosso di frutti di mare e animali vivi di Huanan, nel sud del Paese. Questo nuovo Coronavirus infatti sembrerebbe di origine animale, ma in grado di passare all'uomo, attraverso un contatto stretto con persone infette.

2. Paolo, quanto dura l'incubazione e quali sono i sintomi?
2. I sintomi di una persona infetta da un Coronavirus includono febbre, tosse, difficoltà respiratorie. Nei casi più gravi l'infezione può causare polmonite, sindrome respiratoria acuta grave, insufficienza renale e persino la morte. Non esiste allo stato attuale un trattamento specifico per la malattia causata da un nuovo coronavirus. Il trattamento deve essere basato sui sintomi del paziente, in particolare quelli polmonari. Come sempre accade in questi casi, viene evocata come soluzione e rimedio assoluto la vaccinazione, ma secondo gli esperti potrebbero essere necessari anche anni per sviluppare un nuovo vaccino, quindi è inutile assediare farmacie, medici e ospedali in cerca di una panacea inesistente. L'incubazione non è brevissima, è di circa una decina di giorni. Questo aspetto evidentemente ha reso difficile circoscrivere l'infezione, perché persone ancora asintomatiche hanno circolato diffondendo il contagio prima che la causa potesse essere individuata.

3. Noi italiani dobbiamo avere paura? E comunque come ci si può proteggere? Si può guarire?
3. In un mondo globalizzato, anche le malattie vengono globalizzate, come conseguenza degli spostamenti in massa di persone. Un dato che gli entusiasti delle migrazioni incontrollate dovrebbero tenere in considerazione. Attualmente la probabilità di introduzione del virus in Europa è considerata bassa, anche se non può essere esclusa (infatti, nel momento in cui scriviamo, sembrano essere accertati due casi in Francia…). Va quindi evitato ogni eccessivo allarmismo, pur mantenendo la guardia alzata. La situazione - assicura il nostro Governo - è costantemente monitorata dal Ministero della Salute, che è in continuo contatto con l'OMS e l'ECDC (European Centre for Desease Prevention and Control), e pubblica tempestivamente ogni nuovo aggiornamento sul suo Portale. Ma la Cina è vicina: l'aeroporto di Roma Fiumicino ha tre voli diretti con Wuhan e numerosi voli non diretti, il cui traffico di passeggeri dovrebbe aumentare in occasione dell'imminente capodanno cinese.
Come fare allora per proteggersi? Attraverso le buone pratiche di igiene che oggi in pochi seguono, considerandole - insieme alla buona educazione - dei comportamenti arcaici e superati: l'igiene delle mani, ovvero lavare spesso le mani con detergenti, e delle vie respiratorie (starnutire o tossire in un fazzoletto e lavare le mani), mangiare in modo sicuro, evitando carne cruda o poco cotta, frutta o verdura non lavate e le bevande non imbottigliate.
E i viaggi in Cina? Al momento si raccomanda di posticipare quelli che non sono strettamente necessari, e comunque di evitare di visitare i mercati di prodotti alimentari freschi di origine animale.
In conclusione: va evitata qualunque esagerazione, ma certamente questa epidemia che come spesso accade viene ingigantita nell'informazione (pensiamo a casi sporadici di meningite che però vengono sempre enfatizzati dai media e provocano esagerati allarmismi), può e deve essere l'occasione per adottare stili di vita sani e attenti.

GRAZIE a Paolo Gulisano.

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