Il CORONAVIRUS MI STA INSEGNANDO… LA LIBERTÀ



Solitamente io adoro stare in casa, perché amo moltissimo la mia casa; nella normalità agogno la domenica, quando in tuta per tutto il giorno mi aggiro per le mie stanze, confortata dai miei libri, circondata dai giornali, soddisfattissima del mio abbonamento Netflix (amo le serie TV almeno quanto le saghe letterarie), curiosa di quanto combina la mia Juve o divertita a seguire qualche partita di basket. E poi amo bere pigramente tazze di caffè, mangiare a orari improbabili, fare due passi in giardino. Sì, nella normalità, io la domenica amo alla follia stare in casa mia.
Ma in questi giorni di reclusione forzata, insieme a Ste e a Nicky, mi sento come in una bolla d'aria tanto che i pensieri mi si aggrovigliano come un gomitolo di lana mal fatto, come quando, avete presente?, si indossano due collane che si attorcigliano in modo tale che sembra non si sfilino più l'una dall'altra.
Per carattere poi non mi va di eseguire ordini imposti; molto ribelle fin da piccola, mi rendo conto di fare quasi sempre il contrario, stupidamente o no, di quanto mi venga detto con prepotenza. Non mi piacciono le imposizioni, non mi piace che qualcuno si permetta di sostituirsi al mio cervello; sono decisamente molto libera, anche nel mio stile di vita tutto sommato molto borghese (sposata e con una figlia).
Ed eccoci qui, tutti e tre in casa, con un virus terribile che impazza nel mondo intero.
Ma non è domenica.
Intanto, ho cercato di far capire alla dodicenne bionda e acerba che penso sia necessario seguire dei ritmi, visto che l'inerzia ci potrebbe trasformare in animaletti spiaggiati sul divano, sonnecchianti e un po' rincoglioniti. Quindi ci si veste, ci si lava (!), si studia (di brutto, visto che approfondimenti, esercitazioni, video, compiti, verifiche non le mancano e io dico "Grazie, prof!", perché almeno si tengono impegnati in una giornata che rischia di essere interminabile…), si legge, si guarda la tv, si trova il tempo di fare un po' di ginnastica.
E ognuno di noi ha senza volere segnato il proprio territorio. Mia figlia è nel suo regno invalicabile, la cameretta; mio marito si è appropriato della cucina; io mi sono presa il salotto dalla parte che non dà sulla strada, quindi mi sento privilegiata, perché ho una bellissima porta finestra che mi apre il cuore e gli occhi sul giardino e mi illumina tutto il locale.
Ieri pomeriggio, guardate un po', mi sono sorpresa a spiare gli altri due naufraghi.
Ho sbirciato in cucina e mi sono resa conto di avere un uomo in casa iperattivo: non sta seduto per più di un minuto di fila, si alza, apre il frigorifero, si risiede, sfoglia una rivista, prende il telecomando, ha riempito d'acqua una pentola (ama cucinare… ma ieri sera abbiamo mangiato cotoletta con insalata, quindi non so proprio a cosa sia servito scaldare l'acqua. Boh…). È un leone in gabbia; è un grande sportivo, ama correre e giocare a calcetto e probabilmente darebbe un dito per farsi una partita e una birretta circondato da soli maschi.
Mia figlia mi fa impazzire di gioia, con il suo carattere timido e tutto bon ton che mi strappa autentiche risate. Lei studia tantissimo, non si risparmia, non ho bisogno di incitarla a prendere in mano i libri, assolutamente; ieri però, nel mio momento di sbirciamenti compulsivi, stava facendo pilates imitando la sua insegnante di danza classica. Poi si è di scatto alzata dal tappetino e si è messa a giocare col pallone da basket, scambiando probabilmente il lampadario per il canestro.
Io sono ritornata al mio posto, con i pensieri ancora più incasinati di prima, con la paura che ci prenda uno shining familiare (!) che ci stermini prima del dovuto!
La libertà è un bene prezioso, delicato, fragile.
Il Coronavirus mi sta insegnando a riscoprirla come un valore mentale, prima che spaziale e fisico.
Davvero libertà non è fare ciò che si vuole, ma forse ciò che si può, nella responsabilità e nel rispetto degli altri.
Devo meditarci. E il tempo temo che non mi mancherà.

Commenti

  1. E già! Il tempo non mancherà a nessuno. Anzi, d'ora in poi sarà a nostra disposizione come mai durante la nostra solita routine. E' sempre scandito da cose da fare, lavoro (per chi lavora da casa), compiti con i figli, soliti lavori domestici, ma anche momenti (come questo) inaspettatamente liberi. Si perché adesso, mangiare alle 19.30 in punto o ritardare, alla fine non fa nessuna differenza. Non abbiamo impegni, cose da finire, finalmente qualcosa che non abbiamo fatto oggi la possiamo rimandare anche a domani. Ed è una condizione nuova. Come quando si è in vacanza, o come quando si va in pensione e le giornate si dilatano. Con un "MA"...quel virus che non ti permette di uscire di casa se non per qualcosa di necessario. Quel nemico invisibile che in, un certo modo, si prende il diritto di toglierti la libertà. Riscopriamo tante cose in questa detenzione forzata da scontare nelle nostre case, la gioia di stare in famiglia, il divertimento di condividere attività insieme, ma la libertà è sacra! Quel "dover" stare in casa senza poter uscire quando se ne ha voglia, proprio non si digerisce. Però si fa. E il bello è che si fa per gli altri. Per i genitori di una certa età, che io sento solo per telefono o per citofono quando vado a portargli qualcosa, per proteggere i più esposti, per un senso umano che diventa senso civico. E allora la mancanza di libertà diventa un'opportunità per capire quanto è importante il tempo, quello nostro, quello quotidiano. Anche il tempo si può donare. Ed è così che diventa più prezioso.

    RispondiElimina

Posta un commento

Post più popolari