"LA RAGAZZA DELLA PALUDE" DI DELIA OWENS: QUANDO LA NATURA SI FA POESIA






Voi sapete la differenza fra pantano e palude?

Il pantano è luce, la palude è buio e silenzio ma genera vita.

Il romanzo inizia così e prosegue con…
… una mamma che scappa come una ladra, con tacchi vertiginosi ai piedi mezzo affossati nel fango e una valigia in mano, abbandonando un'intera famiglia.
… fratelli e sorelle che vanno via un giorno dopo l'altro.
… un papà ubriacone che alla fine molla pure lui.
… una bimba tutta sudicia, di soli 6 anni, che rimane sola in una baracca costruita in una palude. Kya. La ragazza della palude, appunto.
Tutto questo nel 1952.

Poi c'è un cadavere che viene trovato in mezzo al fango.
Si chiamava Chase.
E ci catapulta nel 1969.

Le due storie sono ovviamente connesse e per buona parte del libro scorrono parallele, nel senso che c'è una storia pregressa (1952) e una storia "attuale" (1969)  che altrimenti non si spiegherebbe ed entrambe arriveranno ad un punto coincidente che porterà verso la conclusione del romanzo.

Non posso spoilerare e non dirò nulla sullo sviluppo del plot in sé, anche se secondo me l'elemento giallo, l'omicidio, ha poco importanza rispetto a tutto quanto il resto che ci offre questo libro. A cui dò 9, perché è una lettura completa, sorprendente, con un gran lavoro dietro di studio e una meravigliosa capacità di scrittura.

Mi sono letteralmente innamorata della protagonista, Kya.
Una bambina di 6 anni che viene abbandonata da tutti, che vive in una baracca nella palude, una sorta di luogo/non luogo dove vive la "feccia", gli "ultimi", i reietti che anche alla società fa comodo dimenticare, lasciare ai margini, in un tacito accordo fra le parti. Qualcuno cerca di portare Kya a scuola, ma lei, bullizzata, fugge, non si farà più trovare e deciderà di non andarci più. La società non fa altro per recuperarla e integrarla: eppure ha solo 6 anni all'inizio di questa storia.
Paradossalmente, in uno Stato (North Carolina) e in un'epoca ancora marcatamente razzisti, sarà una famiglia di colore a prendersela un po' a cuore.

Kya cresce in totale simbiosi con la natura: gira a piedi scalzi nella palude che per lei non ha segreti: ne conosce uccelli, erbe, pesci, una cultura biologica che le permetterà di diventare una famosa scrittrice di grande successo internazionale.
La stessa scrittrice, Delia Owens, è una scienziata, una zoologa ancora prima di un'autrice e certe sue pagine sono dei veri e propri micro-manuali di scienza divulgativa, curiosi e appassionanti.

Solo la natura non tradirà Kya, abbandonata da tutti, dalla famiglia, dall'amore (Kya non lo conosce e a sue spese ne sviscererà il piacere, ma anche i tranelli e gli inganni…) di un uomo in particolare che la tratta come una donna-oggetto (Kya diventa ovviamente adulta e bellissima, un profumatissimo fiore che cresce nel muschio), da esibire, con cui pavoneggiarsi (i ragazzi della città fanno a gara per andare con la ragazza della palude, vista da tutti come una sorta di ragazza-lupo, ma chi ci riesce davvero ne resterà comunque indelebilmentesegnato…basti pensare alla collanina con la conchiglia che un uomo non si toglierà mai…).

L'ambiente, che per tutti è malsano (devo fare un'annotazione: la potenza della lingua della Owens è tale per cui all'inizio personalmente ho perfino provato repulsione per le atmosfere di estremo disagio presentate in apertura), per Kya è luogo di vita, di opportunità, di crescita, di formazione, di risorse, è la società, dove tutti vivono, che per lei è fonte di malessere.

La lingua, forse, anzi, sicuramente perché a scrivere è una scienziata, è di fortissimo impatto: precisa, chirurgica, di altissima maestria.

Come dicevo all'inizio, il noir va decisamente in secondo piano, perché le tematiche che fanno riflettere sono ben altre: la natura, il legame uomo-natura, il razzismo, il pregiudizio, l'amicizia, l'amore.

Tante le domande: si può bastare a se stessi? La natura è una delle possibili fonti di pacificazione? L'amore è la "x" che scardina i principi della scienza?

Mi sono commossa tanto, a tratti ho pianto.

Dò 9, ma solo perché è un esordio e non vedo l'ora di leggere un altro romanzo di questa scrittrice stupenda che confermi e anzi superi questo voto.

Da leggere assolutamente.

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