IL TATA TRIS: 3 DOMANDE +1 AL MEDICO (E SCRITTORE) PIERLUIGI DIANO


Pierluigi Diano, medico di medicina generale e pneumologo dell'ATS Città Metropolitana di Milano.

1. Dottor Diano, ci aiuti a leggere i dati sull'epidemia di Coronavirus in Italia. Siamo sulla strada giusta?
1. In effetti si leggono molti dati, ma a mio parere le informazioni più indicative che dobbiamo tenere d'occhio, per comprendere l'andamento dell'infezione, sono il tasso di incremento dei nuovi casi e il tasso di riproduzione o di contagiosità (cosiddetto R0) dell'infezione da Coronavirus. Quest'ultimo valore è già stabilito a livello mondiale: in assenza di misure di contenimento varia da 2,5 a 3,5. Vuol dire che una persona, nel periodo di contagiosità, può infettare in media altre 2,5-3,5 persone.
Siamo sulla strada giusta, però bisogna essere ben consapevoli che l'ottenimento dell'attuale risultato è frutto di un periodo di isolamento, quindi è logico che dobbiamo continuare a seguire tutte le norme indicate dal governo, affinché non si riattivi il tasso naturale di contagiosità del virus, riprendendo quindi la corsa verso l'alto. Il governo deve seguire le indicazioni degli esperti. È opportuno ribadire che, allo stato attuale, gli ottimi dati dell'ultimo periodo non devono indurre ad allentare l'azione di contenimento, bensì a dare ulteriore vigore e coraggio. Il picco, che in realtò sarà un cucuzzolo piuttosto pianeggiante, è, secondo il mio modestissimo parere, una questione di giorni. Una volta giunti in vetta ci attenderà una discesa di circa un mese, con annesso graduale recupero delle libertà perdute.

2. Dottor Diano, Lei è un medico: come sta vivendola Sua giornata? Vengono molte persone in ambulatorio?
2. Io sono un medico di medicina generale, ma in questa battaglia di generale non mi sento certo i gradi. Piuttosto sono un fante, a volte in trincea e a volte in retrovia, al pari delle cassiere dei supermercati e degli autisti degli autobus. La nostra cavalleria è soprattutto in ospedale, nella protezione civile e nelle forze dell'ordine e tutti coloro che so fattivamente essere in prima linea.
Premesso ciò, vorrei dire che la mia vita di medico trascorre come al solito, perché comunque esistono tutti gli altri problemi sanitari da affrontare, oltre al Coronavirus.
Tuttavia, ammetto che il mio stato d'animo è di apprensione costante (ovviamente anch'io temo di essere contagiato, con conseguenti problemi per i miei cari e per i miei assistiti), a tratti di irritabilità (data dalla sensazione di impotenza e dalla evidente mancanza di supporti tecnici e materiali), ma devo dare anche forza e coraggio, oltre che la consueta assistenza sanitaria, agli altri, soprattutto ai più fragili, sia dal punto di vista fisico che psicologico.
Non vengono molte persone in ambulatorio e questo è un problema. Oltre a dover fare molte più visite domiciliari (sempre col timore di trasmettere o ricevere infezione), l'altro aspetto totalmente nuovo è la necessità di provare a gestire, il piùà possibile, i problemi delle persone a distanza. Oltre che totalmente anomalo, questo impegno è notevolmente stressante. La mancanza della visita diretta e del contatto umano infatti induce il persistente timore di non essersi fatti ben comprendere, di aver preso una scelta sbagliata, di aver trascurato qualcosa, di aver trasmesso ansia o irritazione. Allora il pensiero è quello di aver telefonato di nuovo e chiedere come va e, a volte, chiedere scusa. Però così è comunque molto difficile seguire tutti.

3. Come sarà il rientro alla normalità?
3. L'isolamento forzato ha cambiato la nostra vita, probabilmente, in parte, in modo permanente. In ognuno di noi si è sviluppato un sentimento ambivalente nei confronti del prossimo: da un lato la solidarietà nel vivere un dramma comune, dall'altro il timore e il sospetto per un possibile contagio, e quindi l'esigenza di tenere a distanza l'altro, considerandolo un pericolo. Un grande aiuto l'ha comunque offerto la tecnologia, come internet e le comunità virtuali, che ha contribuito a mantenere il contatto e la condivisione. Ci siamo poi abituati a essere più disciplinati e pazienti, a essere più rispettosi del prossimo, a stare più attenti all'igiene e forse saremo anche meno restii a seguire anche i consigli del medico, per esempio sui cambiamenti dello stile di vita e sulla vaccinazione anti-influenzale.
Io sono ottimista.
Sì.
Penso e spero, che a questo periodo di forzata chiusura, segua anche un'apertura del cuore e della mente, ovvero un'apertura a un senso più religioso e meno consumistico della vita.
"Religioso" nel senso etimologico del termine, ovvero "relegere", raccogliere, mettere insieme, dare un senso più profondo a tutto ciò che siamo, a ciò che ci è accaduto e ciò che potrà accadere, a noi e alle generazioni future. Conseguentemente, penso e spero anche che vi sia un radicale cambiamento nello stile di vita e nel rispetto verso la Natura. Insomma, che alla sanificazione dell'ambiente si accompagni una santificazione della persona.
Non possiamo infatti ignorare il fatto che questo e altri virus passino all'uomo a causa di terribili pratiche di allevamento, sfruttamento e maltrattamento degli animali. Inoltre, alcuni studi indicano che l'infezione abbia trovato terreno fertile nelle aree di maggiore inquinamento; anche questo ci deve quindi far riflettere. Infine, il virus colpisce maggiormente gli organismi indeboliti da un errato stile di vita, come l'obesità e il tabagismo. Forse, in definitiva, se c'è una colpa da cercare per quanto sta accadendo, potrebbe essere colpa nostra. Ma questo sarebbe un buon segno, perché vorrebbe anche dire che può dipendere da noi la soluzione, vivendo meglio, con meno pretese e più rispetto per gli spazi, le regole, gli animali e tutta la Natura. Anche quella umana.

4. Cosa ne pensa della cosiddetta "ora d'aria" per i bambini?
4. Dico solo che i messaggi che si danno alla popolazione devono sempre essere molto semplici e categorici: questo si fa, questo non si fa. Poi, una volta raggiunto un adeguato livello di sicurezza e di consapevolezza sulle attenzioni che si dovrà continuare a adottare, è logico che torneremo tutti a goderci un po' d'aria aperta…

Chi ha orecchie per intendere intenda… mi verrebbe da dire.
Grazie al dottor Pierluigi Diano che, con chiarezza, semplicità e molta umanità, ha trovato il tempo di rispondermi in questa situazione così dura e difficile.
GRAZIE DOTTORE!

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